Origini della città di Quartu Sant’Elena

comune di Quartu Sant'Elena

Quartu Sant’Elena le origini: Un viaggio attraverso i millenni

Nell’incantevole cornice della Sardegna meridionale, Quartu Sant’Elena si erge come testimone silenzioso di millenni di storia. Le sue radici affondano nel misterioso periodo nuragico, come attestano i numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio. Questo viaggio nel tempo ci porta a esplorare le molteplici sfaccettature di una città che ha vissuto l’avvicendarsi di civiltà, dominazioni e culture diverse.

L’alba della storia: dai Fenici ai Romani

I Fenici, intrepidi navigatori del Mediterraneo, lasciarono la loro impronta indelebile su queste terre. I toponimi Cepola e Geremeas, ancora in uso oggi, sono considerati dagli studiosi di chiara derivazione fenicia. La presenza punica è ulteriormente confermata dai ritrovamenti ceramici nella zona di Is Mortorius, a testimonianza di un’influenza culturale e commerciale duratura.

Con l’arrivo dei Romani, il paesaggio umano di Quartu subì una trasformazione significativa. Gli invasori stabilirono il loro insediamento principale a poche centinaia di metri da Cepola, mentre gli schiavi furono strategicamente posizionati: abbastanza vicini a Cagliari per essere controllati, ma sufficientemente lontani da non interferire con la vita cittadina. Questi lavoratori forzati furono impiegati nelle vaste campagne circostanti e negli stagni di Quartu e del Molentargius, dando inizio all’importante attività di estrazione del sale che avrebbe caratterizzato l’economia locale per secoli.

Un episodio poco noto ma significativo risale al 20 d.C., quando 4000 ebrei furono deportati in questi villaggi, aggiungendo un ulteriore strato di complessità al tessuto sociale e culturale della regione.

Il Medioevo: tra invasioni e rinascita

Come il resto della Sardegna, Quartu non fu risparmiata dalle ondate di invasioni che caratterizzarono il periodo medievale. Longobardi, Vandali, Bizantini e Pisani si alternarono nel controllo del territorio, ciascuno lasciando tracce più o meno evidenti nella cultura e nelle tradizioni locali.

Intorno all’anno mille, l’area che oggi conosciamo come Quartu Sant’Elena era costituita da quattro villaggi distinti: Quarto Domino (o Donnico), Quarto Josso, Cepola e Quarto Suso (o Quartutxo, da cui prenderà poi il nome la vicina città di Quartucciu). Questi insediamenti, pur mantenendo una propria identità, iniziarono gradualmente a convergere, ponendo le basi per la futura unificazione.

Un momento cruciale in questo processo si verificò nel 1070, quando il sovrano Torchitorio I, in un gesto che mescolava devozione religiosa e pragmatismo politico, donò i villaggi di Quarto Josso e Cepola all’Arcivescovo di Cagliari. Questa mossa non era solo un atto di pietà, ma mirava anche a ottenere la protezione della Chiesa contro le temute incursioni dei pirati saraceni, una minaccia costante per le comunità costiere dell’epoca.

La dominazione pisana portò significativi interventi urbanistici che contribuirono a fondere ulteriormente i tre centri di Cepola, Quarto Domino e Quarto Josso, preparando il terreno per la nascita di un’unica entità urbana.

Quartu Sant’Elena e l’era aragonese, le sfide del XVI secolo

Il 1324 segnò l’inizio di una nuova era per Quartu, con la fondazione del Regno di Sardegna da parte di Giacomo II d’Aragona. Tre anni dopo, nel 1327, un regio decreto dello stesso sovrano sancì ufficialmente la fusione dei villaggi di Cepola, Quarto Domino e Quarto Josso in un’unica entità amministrativa denominata semplicemente “Quarto”.

Tuttavia, i secoli XIV e XV si rivelarono particolarmente difficili per la città. Frequenti e feroci attacchi barbareschi, combinati con epidemie devastanti, carestie e persino invasioni di cavallette, misero a dura prova la resilienza della popolazione, causando un drastico calo demografico e un forte indebolimento dell’economia locale.

Un episodio che è entrato nella leggenda locale si verificò nel 1520. Una notte, la città fu oggetto di un’incursione piratesca. I predoni, sbarcati nelle vicinanze, si dirigevano verso il centro abitato con l’intento di saccheggiarlo. Tuttavia, i quartesi, allertati dell’imminente pericolo, si armarono e affrontarono coraggiosamente gli invasori, riuscendo a sconfiggerli. Alcuni pirati riuscirono a fuggire alle loro navi, ma altri furono catturati e imprigionati in una strada che ancora oggi porta il nome di “via Mori”, a perenne ricordo di quell’evento.

La minaccia saracena rimase una costante preoccupazione. Nel 1582, un attacco particolarmente violento coinvolse tutti i paesi nei dintorni di Cagliari, spingendo gli Aragonesi ad adottare misure difensive più robuste. Fu così che lungo il litorale quartese vennero erette cinque torri di osservazione: Cala Regina, Is Mortorius, Sant’Andrea, Foxi e Carcangiolas. Queste strutture, alcune delle quali sono sopravvissute fino ai giorni nostri, divennero parte integrante del paesaggio costiero e simboli della determinazione della comunità a proteggere il proprio territorio.

Dai Savoia all’unificazione italiana

Il XVIII secolo portò nuovi cambiamenti politici. Nel 1711, sotto il dominio asburgico, Quarto fu concessa in feudo a Francesco Pes e ai suoi discendenti da Carlo VI. Questo status feudale persistette anche dopo il passaggio della Sardegna ai Savoia nel 1718, che inizialmente confermarono la Baronia alla famiglia Pes.

L’arrivo dei Savoia segnò l’inizio di un periodo di crescita economica per Quartu, nonostante le sfide che ancora attendevano la città. Nel 1793, ad esempio, Quartu dovette fronteggiare un’invasione francese. Le truppe nemiche si insediarono nell’area dell’attuale parco Andrea Parodi e nei dintorni della chiesa di San Forzorio. La resistenza dei quartesi fu tenace e, dopo aspri combattimenti, riuscirono a respingere gli invasori, aggiungendo un’altra pagina gloriosa alla loro storia di resilienza.

Il XIX secolo portò cambiamenti significativi. Nel 1836, il sistema feudale fu finalmente abolito, segnando la fine della Baronia. Nel 1861, con l’unificazione italiana, Quartu entrò a far parte del nuovo Regno d’Italia. L’anno successivo, nel 1862, il comune assunse la sua denominazione attuale di Quartu Sant’Elena, in onore della santa patrona della città.

Considerazioni:

La storia di Quartu Sant’Elena è un affascinante intreccio di culture, invasioni, resistenza e rinascita. Dalle misteriose origini nuragiche, attraverso le dominazioni fenicia e romana, le turbolenze medievali, le minacce piratesche e le guerre moderne, la città ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e sopravvivenza.

Oggi, passeggiando per le strade di Quartu Sant’Elena, si possono ancora percepire gli echi di questo passato ricco e variegato. Le antiche torri costiere, i toponimi che richiamano civiltà lontane, le chiese secolari e le tradizioni ancora vive sono testimonianze tangibili di una storia millenaria.

Quartu Sant’Elena non è solo una città, ma un libro vivente di storia sarda e mediterranea, un luogo dove il passato continua a dialogare con il presente, plasmando l’identità unica di una comunità che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici profonde.

informazioni utili sulla città di Quartu Sant’Elena:

https://www.comune.quartu.ca.it/

https://www.comune.quartu.ca.it/amministrazione/uffici/5542-archivio-storico-comunale

https://it.wikipedia.org/wiki/Quartu_Sant%27Elena

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